La consulenza al ruolo è una pratica di aiuto e sviluppo rivolta a soggetti adulti che si interrogano sul proprio lavoro, su una condizione presente di disagio professionale e/o organizzativo, sul rapporto con l’istituzione di appartenenza, sulla propria biografia/carriera professionale, sul rapporto più generale tra dimensione pubblica lavorativa e dimensione privata esistenziale.
Il consulente si pone in ascolto dei casi e delle situazioni critiche presentate dal cliente. A partire dal materiale portato, la coppia consulente-cliente avvia un processo di ricerca e di elaborazione che può proporsi diversi obiettivi: il superamento del disagio organizzativo, la riprogettazione personale/professionale, il sostegno alla gestione/assunzione di ruoli, compiti o progetti.
La consulenza al ruolo prevede in primo luogo la definizione di un contratto iniziale tra il cliente e il consulente per stabilire l’area di lavoro, i tempi, la sede (in presenza oppure online), il numero e la frequenza degli incontri.
Nel corso del processo, a secondo dei casi e della sensibilità del cliente, il consulente potrà proporre diversi strumenti di lavoro, da questionari di autodiagnosi a esercizi di auto-narrazione, fino all’uso di tecniche espressive come il disegno e la fotografia.
La consulenza al ruolo si può attivare sia come relazione privata tra un consulente e un cliente, sia come progetto realizzato in ambito istituzionale.
La consulenza al ruolo, o counseling organizzativo, si differenzia dal “coaching” in quanto non si concentra sul potenziamento di una singola competenza/capacità ma considera il soggetto umano al lavoro nella sua globalità e nel suo relazionarsi con il sistema organizzativo di appartenenza.